Palazzo I.N.P.S.
Ubicato all’angolo tra viale Cavour e via Cittadella, il palazzo è un progetto di Sergio Bucci. La struttura è stata realizzata alla metà degli anni ’50 ad uso uffici e alloggi per il personale-dirigente dello stesso Istituto Nazionale della Previdenza Sociale.
Idea e fondamenta
Il palazzo dell’Istituto Nazionale della Previdenza Sociale, eretto sulle macerie delle ville distrutte dai bombardamenti (fra cui l’abitazione dell’ingegner Dante Gostoli), comportò principalmente complicati lavori di palificazione e impermeabilizzazione dell’interrato. Sergio Bucci «volle delineare una sorta di “proiezione esterna” dell’intelaiatura, ostentando gli elementi di sostegno del paramento a grandi lastre di pietra che connotano originalmente la cuspidata facciata» (da Lucio Scardino, Itinerari di Ferrara moderna, Alinea, Firenze 1995).
Descrizione stato di fatto del palazzo
L’edificio è formato da piano terra, completamente ricoperto da un rivestimento in ardesia. Primo, secondo terzo e quarto piano ricoperti di travertino e con le travature di cemento armato ben in evidenza, che svolgono la funzione anche estetica di marcapiani. Le facciate, su viale Cavour e via Cittadella, potrebbero essere definite “continue”, in quanto non presentano barconi. Le finestre sono molto ampie e quasi quadrate e il piano mansardato è caratterizzato da una lunga fila di abbaini, mentre nel prospetto su via Cittadella, il piano mansardato è caratterizzata da un’ampia finestra centinata in forma trapezoidale. L’edificio svolge ancora la sua funzione d’uso.
Per evitare che i tabelloni in travertino e in ardesia si stacchino dall’edificio, sono state collocate numerose borchiette in bronzo.
La facciata è coronata da dodici cuspidi e dagli enfatizzanti marcapiani, mentre nell’interno sono utilizzati, con gusto, marmi screziati, vetri e ceramiche (meraviglioso il cubisteggiante pannello all’ingresso di Leoncillo) e affreschi (come l’allegorica composizione murale di Bernardino Palazzi nella Sala-Riunioni).
“Attività lavorativa” di Bernardino Palazzi
Bernardino Palazzi rappresenta in questo affresco diverse attività lavorative, dall’edilizia al lavoro agricolo. I singoli episodi, sinteticamente narrati, confluiscono, attraverso la dilatazione dello spazio compositivo, in un’armonica visione complessiva.
Nel ritrarre i personaggi al lavoro l’artista recupera la classicità quale valore di bellezza, senza tralasciare un sottile decorativismo nella cura dei particolari di mani e volti.
Lo stile adottato segue un certo rigore formale che attenua i rilievi plastici in una placida descrizione dai colori sobri e raffinati. Il segno è deciso e il colore è luminoso, alla maniera di Armando Spadini. Palazzi si allontana in tal modo dal plasticismo del Novecento milanese come dai chiaristi, per portare avanti un linguaggio strettamente personale, prossimo ad una tendenza postimpressionista e matissiana.
“Il lavoro” di Leoncillo Leonardi
In quest’opera, eseguita durante la costruzione della sede Inps di Ferrara, Leonardi rappresenta l’attività lavorativa, soggetto trattato dall’artista negli anni di maggior impegno politico.
Il pannello dimostra il superamento del linguaggio naturalista proposto da Leonardi nel suo periodo giovanile ed evidenzia una semplificazione in termini postcubisti, di ispirazione picassiana: i corpi umani sono resi essenzialmente e delineati da un forte interesse cromatico. Del resto, abbandonato il linguaggio figurativo, in linea con le opere di Jean Fautrier, il rapporto scultura-colore diventa centrale nella produzione dell’artista. Inoltre, l’immediatezza costruttiva, di ispirazione picassiana, si contrappone alla valenza dei vuoti creando un’intensità di sottintesi pittorici.
Note
Scheda a cura di Martina Baraldi, Denys Bernatskyy, Andrea Maggiore, Giacomo Rossatti, 5A a.s. 2018/19, Istituto G.B. Aleotti
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Ente Responsabile
- Assessorato alla Cultura e al Turismo, Comune di Ferrara