Baluardo dell'Amore
L'attuale Baluardo dell'Amore racchiude un vero e proprio palinsesto si storia dell'architettura militare, a partire dalla Porta risalente alla metà del XV secolo, fino al possente baluardo ad “asso di picche” del tardo '500.
Cenni storici
Innestato lungo la cortina muraria fatta costruire dal duca Borso d'Este alla metà del XV secolo per inglobare nella città l'isola interrata di Sant'Antonio in Polesine, l'odierno Baluardo dell'Amore dalla tipica forma ad “asso di picche” (con profondi fianchi rientranti) venne realizzato in realtà oltre un secolo dopo: fu Alfonso II d'Este, infatti, a promuovere tra il 1578 e il 1585 un'ingente opera di potenziamento difensivo delle fortificazioni meridionali a ridosso del Po, grazie ai progetti di ingegneri e di tecnici militari quali Cornelio Bentivoglio, Marcantonio Pasi, Giulio Thiene e Giovanni Battista Aleotti. In particolare, fu proprio l'argentano Aleotti (1546-1636) ad avere avuto un ruolo tecnico-progettuale di preminenza nell'edificazione del Baluardo dell'Amore, coadiuvato dai valenti capimastri Paolo Roy e Bartolomeo Tristano.
Il materiale per la costruzione proveniva dalle strutture di Castel Nuovo in via di demolizione dopo il rovinoso terremoto del 1570, dal precedente baluardo dell'Amore smantellato e da varie fornaci cittadine, tra cui quella presso la Punta di San Giorgio.
Nei fianchi dei grandi baluardi alfonsini (dell'Amore, San Pietro, Sant'Antonio e San Lorenzo) erano stati previsti due ordini di tiro, i cosiddetti “fuochi traditori”, così chiamati perché nascosti dagli orecchioni alla vista del nemico: in particolare nei bastioni ad asso di picche si aprirono “cannoniere scoperte” in alto e “piazze da basso”, delimitate da alte muraglie. Le artiglierie, poste sia nei fianchi che sulle facce dei baluardi, potevano quindi proteggere le cortine rettilinee, fiancheggiare le facce dei baluardi attigui e attaccare simultaneamente in direzione del vallo antistante, di fatto applicando le tecniche più avanzate della trattatistica militare cinquecentesca (Scafuri 2003, p. 55).
Tutti e quattro i baluardi citati sono costituiti da un rilevato di terra di circa dieci metri di altezza, contenuto da una struttura perimetrale in muratura di ottanta centimetri di spessore. La cortina perimetrale è rinforzata da speroni perpendicolari, interrati, sempre di ottanta centimetri di spessore. Le facce dei bastioni sono verticali nei tratti paralleli prospicienti le Mura, mentre risultano inclinate sui restanti lati. I manufatti presentavano gravi stati di degrado strutturale; durante i restauri degli anni '80-'90 del secolo scorso, vennero riscontrate ampie lesioni esterne, distorsioni nella struttura muraria all'interno del rilevato, mentre gli speroni presentavano lesioni maggiori specie in corrispondenza dell'ammorsatura tra sperone e muratura perimetrale e sui lati verticali e rettilinei (Bernardi-Pastore 2003, p. 145).
Via, Porta e Baluardo: perché “dell'Amore”?
Lasciamoci coinvolgere dalle riflessioni di Gerolamo Melchiorri sull'etimologia dei toponimi cittadini pubblicate nel primo Novecento:
È denominata questa strada Via Porta d'Amore dalla porta antica, detta dell'Amore, che dovette essere aperta dopo il 1451, quando si cinse di mura l'Isola di S. Antonio del Polesine, nella quale era compresa la porta: essa rimase fino al 1520, e si chiuse quando fu eretto il baluardo omonimo. Cinquant'anni dopo sorse in fondo alla via (1570), appié delle mura di Piangipane, l'attuale chiesa di Maria Annunziata, che porta il titolo del Buon Amore, perché accolse una immagine devota di Madonna, che stava sul muro della porta antica.
Pretende lo storico Scalabrini che il nome di “Porta d'Amore” o del Buon Amore, derivi dal fatto seguente: all'angolo di via Assiderato (o Desiderata, secondo il medesimo storico), nella via però di Porta d'Amore, dimorava una fanciulla da moltissimi giovani “desiderata”: rimasta orfana nella peste del 1520 e raccolta da un giovine, questi, cessato il morbo, la condusse dal parroco e alla chiesa, giurando di avere rispettata sempre la fanciulla; la prese in moglie, e perché l'atto raro era stato compiuto per solo amore, la via sarebbe stata fin d'allora denominata dell'Amore, o del Buon Amore.
Restauri e scavi archeologici 2007-2018
Sulla sommità del baluardo venne costruito nel 1936 un fabbricato di due piani adibito a scuola materna (Scuola Bianca Merletti), occupante una superficie in pianta di circa 500 mq. I lavori di demolizione dei manufatti e le opere di messa in sicurezza del baluardo sono iniziati nell'agosto del 2007 e terminati nel febbraio dell'anno seguente. Dopo l'abbattimento della sovrastante scuola, i saggi statici compiuti sulla superficie liberata hanno evidenziato la presenza di alcuni ritrovamenti architettonici storici necessitanti di un approfondimento conoscitivo tramite una campagna di scavi archeologici condotta tra il 2013 e 2014 che ha portato alla luce un vero e proprio palinsesto di architettura militare: dai resti dell'antica Porta d'Amore del 1451, dalla forma turrita col limitrofo corpo di guardia (entrambi distrutti e ricoperti nel 1630), alle tracce del piccolo bastione triangolare realizzato nel 1557 su commissione di Ercole II d'Este a difesa della porta.
Nell'area oggetto di studio (di circa 650 mq) sono state scoperte altre costruzioni, parti integranti dell'intera fortificazione, tra cui un locale casamattato con volta a botte, antiche pavimentazioni, e persino un piccolo ma evocativo oratorio e ulteriori luci nei fianchi del baluardo.
Sulla punta dello spigolo esterno si nota un gancio concepito nella seconda metà del '500 per reggere uno scudo marmoreo col le insegne araldiche di Casa d'Este: nel corso del XIX secolo venne poi utilizzato come porta-lucerna, tra le tante posizionate lungo la cinta per le guardie daziarie attive fino al 1930.
Dettagli sul futuro Parco Archeologico del Baluardo dell'Amore
L'esigenza di un intervento funzionale volto alla ricucitura del percorso sulle Mura e alla permeabilità pedonale dell'intera cinta, fra città e vallo, hanno presentato l'occasione per disegnare i percorsi di visita del futuro Parco Archeologico del Baluardo, il cui accesso sarà allestito direttamente sulla Via Baluardi tramite un cancello in ferro interposto fra le due cortine di recinzione dell'area già realizzate tramite una composizione di gabbie metalliche con il sistema del terreno rinforzato, al fine di riconsegnare la continuità del terrapieno verde delle Mura. Il visitatore in entrata si troverà di fronte una cortina muraria costituita dai resti della cinta quattrocentesca risalente all'epoca di Borso d'Este e della Porta d'Amore che, estrusa verso l'alto, con l'uso di una struttura metallica, si innalzerà riproponendo le volumetrie originarie degli stessi manufatti. Sopra tale cortina sarà allestita la passerella di ricucitura del percorso Mura, al centro della quale si troverà il livello superiore della Porta d'Amore; ripristinando così la continuità della promenade cittadina, si permetterà di osservare il Parco Archeologico dall'alto nonché di entrare all'interno del livello superiore dell'antica torre, riproposto spazialmente.
Il visitatore potrà addentrarsi nel Parco, passando sotto la Porta grazie all'apertura ad arco “ricostruito” ed in uscita, trovandosi di fronte al rivellino del 1557, restaurato e consolidato. Sulla muratura del piccolo baluardo sono ben visibili linee d'imposta, conci e chiavi di volte che rievocano il sistema di copertura della “galleria”, allora interposta fra le mura di Borso ed il rivellino. Le murature dei ritrovati archeologici saranno sottoposte ad opere di completamento di restauro conservativo e di consolidamento; l'intera superficie di calpestio dell'area interna al Parco sarà realizzata con nuova pavimentazione cementizia che, lavorata e disegnata, evocherà le originarie pavimentazioni ritrovate.
Bibliografia
- Gerolamo Melchiorri, Nomenclatura ed etimologia delle piazze e strade di Ferrara (1918), a cura di Eligio Mari, Liberty house, Ferrara 1988 , pp. 156-157
- Rossana Torlontano, Il sistema fortificato di Ferrara prima della costruzione della fortezza del papa e il ruolo di Giovan Battista Aleotti in Opus. Quaderno di storia dell'architettura e restauro, 6 1999 , pp. 207-230
- Maurizio Bernardi, Michele Pastore, Il restauro delle Mura: gli interventi, in Maria Rosaria Di Fabio (a cura di), Le mura di Ferrara. Storia di un restauro, Minerva, Bologna 2003 , pp. 144-145
- Francesco Scafuri, Le mura di Ferrara. Un itinerario attorno alla città, tra storia ed architettura militare, in Maria Rosaria Di Fabio (a cura di), Le mura di Ferrara. Storia di un restauro, Minerva, Bologna 2003 , pp. 55-57
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Ente Responsabile
- Assessorato alla Cultura e al Turismo, Comune di Ferrara