Scheda: Oggetto - Tipo: Documento

Paternicillina

Un fotogramma suggestivo selezionato durante le riprese

Regia: Adolfo Baruffi

Interpreti: attori del teatro dialettale di Ferrara

Franco Pellegatti, Carla Felloni Enrico Mencini Beppe Faggioli Giorgio Longhi Ultimo Spadoni

Olivo Ardizzoni Maria Zanella

Soggetto: Augusto Celati

Sceneggiatura: Adolfo Baruffi, Ultimo Spadoni

Fotografia: Zorro Soncini


Realizzazione: 1957

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Categorie

  • teatro | regista | re | porta | negozio | guerra | cinema | archivio

Tag

  • Ferrara set ideale

Location

Teatro Comunale "Claudio Abbado"

 

Paternicillina, uscito nel 1955, rappresenta l'ultimo lavoro di Adolfo Baruffi regista. Quest'opera è avvolta nel mistero, molte le domande e poche le risposte: ancora dispersa, poco si trova al riguardo, l'unica certezza è che mise fine a una carriera importante. La trama: un venditore ambulante, posto il suo banchetto di fronte al Duomo di Ferrara, vende una pillola dall’effetto miracoloso, la paternicillina che ha la proprietà di far stampare sul petto del nascituro il nome del padre. Fra gli altri l’acquista un certo Menelao, uomo geloso, che obbliga la moglie in dolce attesa ad assumere la pastiglia. Ma le cose non andranno come previsto. Di qui si svilupperanno una serie di equivoci dai risvolti comici.

«Adolfo Baruffi? Chi? Questo nome non dirà nulla alla maggior parte di voi, che invece annuirebbe nel sentir parlare di Pier Paolo Pasolini, Michelangelo Antonioni, Florestano Vancini, Dino Buzzati, Luis Trenker o Giorgio Bassani. A questi ultimi, però, se potessimo chiederglielo, il nome di Baruffi riporterebbe alla memoria notevoli ricordi. Vancini trovò in Baruffi un amico e un co-autore di moltissime opere, Buzzati firmò una importante collaborazione per un lavoro etnografico nelle Valli del Tirolo, Il postino di montagna. Un Pasolini agli albori della carriera cinematografica ebbe la possibilità di confrontarsi con Baruffi per la sceneggiatura dell'opera di Luis Trenker […]. Il suo ultimo film Paternicillina è andato perso, il mistero che gli è legato sembra essere il tassello mancante per rispondere alla domanda che ci siamo posti. Ma non è l'unico mistero che avvolge la figura di Adolfo Baruffi […]. Baruffi girò, tra gli anni Quaranta e Cinquanta, decine di documentari e film con un comune denominatore: raccontare l'Italia del dopoguerra e più in particolare la realtà ferrarese. I suoi lavori presentano un'incredibile sensibilità, focalizzandosi su una poetica di inchiesta, volta a rappresentare, senza filtri, la drammatica situazione di povertà del paese da poco uscito dal conflitto. Si può quindi affermare che Baruffi (Insieme a Rossellini, De Sica e De Santis) sia tra gli iniziatori del neorealismo italiano. Ma nel 1957 il regista interruppe misteriosamente la sua carriera. Le tracce del suo lavoro (fortemente censurato) si persero pian piano, riducendo all'osso il suo archivio. Dopo essersi ritirato dalla scena del cinema, apre un negozio di scarpe a Bologna, in cui lavorerà per tutta la vita. Muore nel 2013 a Gambassi Terme, in provincia di Firenze». (Luca Gambelli)

«Probabilmente - azzardo - l'ultima opera di Baruffi, sfortunata proprio come quella d'esordio, è Paternicilina(1957). Tra gli attori figurano Ultimo Spadoni (all'epoca leader della Straferrara) e Beppe Faggioli, oltre a una nutrita schiera di altri caratteristi della Compagnia. Parlato in stretto ferrarese, il film - nelle intenzioni di Baruffi - si sarebbe dovuto doppiare negli idiomi delle varie città in cui sarebbe poi circolato. Pur di non piegarsi alle regole del tempo, che imponevano l'uso dell'italiano o dei sottotitoli, Baruffi ne rifiutò però la distribuzione. Il film, a quanto risulta, è andato perduto […]. Sarà forse un poco retorico, ma la storia di questo personaggio affascina e inquieta. […] Se volete, quella di Baruffi ha tutta l'aria di una microstoria come tante, e forse proprio questo la rende così fascinosa. Adolfo Baruffi, insomma, sembra incarnare non già il perdente (non sappiamo che ne sia stato della sua vita) ma - quanto meno - colui che ha dovuto (questo si) rinunciare a un sogno, pur avendo, probabilmente, la stoffa necessaria per raggiungerlo. E' sempre Vancini ad esclamare infatti che il ragazzo aveva "dei numeri". Quasi tutti, nella loro vita, hanno infatti dovuto rinunciare a un esaltante progetto (anche perché magari privi del talento richiesto per coltivarlo) e questo ci rende la sua storia in qualche modo familiare; sorprende però che a distanza di tanti anni (e di tanto silenzio) il suo nome continui, di tanto in tanto, ad affiorare proprio tra il tessuto di quel sogno che il nostro ha dovuto riporre nel cassetto. E aleggia persino nei titoli di testa di un dvd diffuso niente meno presso le edicole, inserito su YouTube e giustamente descritto come un gioiello impropriamente dimenticato (provate a osservarlo annullando il sonoro). Per cui, per favore - e lo dico, in primis, per sopire una curiosità personale - c'è qualcuno che sa "che fine ha fatto Adolfo Baruffi”?» (Paolo Veronesi)

Sitografia

Ente Responsabile

  • Assessorato alla Cultura e al Turismo, Comune di Ferrara

Autore

  • Doris Cardinali
  • Matteo Bianchi