Scheda: Soggetto - Tipo: Persona

Matilde Bassani (Ferrara, 1918 - Milano, 2009)

Documento di riconoscimento di Matilde Bassani "Partigiana Combattente", 12 agosto 1944. © Archivio storico e fotografico della famiglia Finzi - Milano

Antifascista e partigiana, fa parte del gruppo ferrarese che si forma intorno alla socialista Alda Costa. All’università di Padova è fra gli studenti vicini a Concetto Marchesi e Norberto Bobbio.


Nascita: 1918

Date note sulla vita: 1943
Arresto per attività antifascista e fuga a Roma

Date note sulla vita: Aprile 1945
Matrimonio con Ulisse Finzi

Morte: 2009

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Categorie

  • antifascista | insegnante | partigiano

Tag

  • Ferrara ebraica | Jewish Ferrara

1. L'antifascismo ferrarese

Nata a Ferrara l’8 dicembre 1918, Matilde cresce in una famiglia di origine ebraica profondamente antifascista: il padre, professore di tedesco all’Istituto Tecnico di Ferrara, nei primi anni Venti viene licenziato per le sue opinioni politiche e costringe la famiglia a lunghe peregrinazioni; lo zio materno Ludovico Limentani è uno dei pochissimi firmatari del "Manifesto degli intellettuali antifascisti" promosso da Benedetto Croce (1866-1952) dopo l’omicidio Matteotti, infine è cugina di Eugenio Curiel, antifascista e combattente nella Resistenza, comunista e direttore de "L’Unità" clandestina. Tornata a Ferrara nel 1929 frequenta il ginnasio e il liceo classico Ariosto. Qui inizia la sua militanza antifascista grazie a Francesco Viviani, suo insegnante di greco e latino – morto a Buchenwald nel 1945 – che la introduce nel gruppo riunito attorno alla socialista Alda Costa (1876-1944), di cui fa parte anche Giorgio Bassani. Frequenta l’università a Padova ed è fra gli studenti vicini a Concetto Marchesi (1878-1957) e Norberto Bobbio (1909-2004), al momento della laurea in lettere e filosofia le viene negata la lode in quanto ebrea. Insieme a Giorgio Bassani è insegnante nella scuola ebraica di via Vignatagliata organizzata per i ragazzi espulsi dagli istituti cittadini in seguito alle leggi razziali; ancora con lui viene arrestata l’11 giugno 1943 per aver diffuso volantini in ricordo di Giacomo Matteotti (1885-1924).

2. Partigiana a Roma

Liberata dopo il 25 luglio 1943, viene avvertita della rappresaglia fascista del 15 novembre e riesce a fuggire a Roma, dove assume il nome della cugina Giuliana Sala, emigrata in America e dove entra presto in contatto con i gruppi di lotta del PSIUP – Partito socialista di unità proletaria – cominciando così la sua battaglia partigiana. A Roma conosce il suo futuro marito, Ulisse Finzi, e insieme a lui è tra i promotori del "Comando Superiore Partigiano", che mette in atto azioni belliche e sabotaggi, diffonde la stampa clandestina e mantiene i contatti con l’Italia centro-settentrionale. Dell’esperienza di Matilde Bassani si occupa anche Radio Londra con la trasmissione di Un'insegnante combattente; ciononostante è costretta a rivendicare energicamente la partecipazione alla Resistenza quando nel 1948 si accorge con stupore che la commissione per il riconoscimento di Partigiano Combattente dell’Anpi di Roma non le ha riconosciuto quello status.

3.Il dopoguerra

Dopo la Liberazione, il 9 aprile 1945 Matilde sposa Ulisse Finzi, il compagno di lotta e di vita: dalla loro unione nascono tre figli. Rimane attiva nel movimento femminista italiano e nell'UDI, spendendosi nelle battaglie per la legge sul divorzio e quella sull’aborto, e sceglie di lavorare nel sociale, occupandosi dei rapporti genitori-figli per il Tribunale dei Minori. Riprende a studiare e diventa psicologa e membro della Società italiana di sessuologia clinica, specializzandosi poi in nuove terapie sessuali a Palo Alto in California, a New York e a Montreal. Muore a Milano il I marzo 2009

4.Testimonianze

“Fin dalla più tenera età ho succhiato latte e antifascismo. La mia famiglia, infatti, era antifascista per naturale avversione alla dittatura, per amore della libertà. […] Io mi limitavo a bucare le patate così marcivano tutte e poi mettevo un biglietto nel buco (le patate andavano in Norvegia e Svezia) dove scrivevo: 'siamo ebrei italiani e siamo costretti a lavorare, a fare lavoro coatto, per spregio contro di noi'. […] L’azione ci costò il carcere, ma che avevamo fortemente voluto soprattutto Bassani e io, è stata quella del giugno 1943 (il giorno 10). Andammo di notte ad attaccare manifesti in ricordo di Matteotti. Andammo nel centro cittadino io e la mia amica Laura Weiss di Trieste e un compagno. Il giorno dopo, l’11, venimmo arrestati. Stetti in carcere 40 giorni. Quando arrivò la macchina della Questura davanti a casa, capii che era venuta per me. E mia madre che ne aveva già passate tante per mio padre e che sempre mi aveva detto di non espormi, di far attenzione, che l’avrei fatta morire, quella volta nel salutarmi mi disse: ‘Adesso fai il tuo dovere!’”.

Matilde Bassani in Quarzi 1997, pp. 88-90

 

 

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Ente Responsabile

  • Istituto di Storia Contemporanea di Ferrara

Autore

  • Federica Pezzoli
  • Sharon Reichel