Scheda: Oggetto - Tipo: Documento

Thomas... e gli indemoniati

Le stanze del Duca

Regia: Pupi Avati

Interpreti: Anita Sanders, Edmund Purdom

Sceneggiatura: Antonio Avati, Pupi Avati, Giorgio Celli, Enzo Leonardo

Fotografia: Antonio Secchi

Montaggio: Enzo Micarelli

Musica: Amedeo Tommasi

Durata: 98’

Una scalcinata compagnia teatrale sta provando una pièce scritta dall’attore Marcus (Purdom), la cui protagonista (Sanders) ha un figlio immaginario. Il bambino, però, si materializza durante una seduta spiritica e gli attori cercano di conquistarne la simpatia, mentre presagi minacciosi incombono sulla donna. Seconda opera di Pupi Avati, in cui si sviluppano i temi che interessano al regista: il grottesco, il soprannaturale e il macabro come chiave per raccontare un mondo di perdenti. All’epoca la pellicola circolò solo nei festival.


Realizzazione: 1969

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  • via | regista | re | porta | pittore | gotico | ferrovia | duca | cinema | casa | attore | asilo

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  • Ferrara set ideale

Location

Teatro Comunale "Claudio Abbado"

Chiesa S. Maria della Consolazione

 

«Il film, francamente ostico, ma non privo di qualità, sconta soprattutto la sua natura forse eccessivamente cerebrale, che conferisce a ogni atmosfera un che di “freddo”, finendo così per sconcertare non poco lo spettatore […]. Il sospetto è che Avati lavori su temi che sente in realtà molto vicini (arte, sogni, nostalgia, amore, rimpianti, showbiz) ma lo faccia senza la sicurezza necessaria per aprirsi del tutto e mettersi veramente in gioco». (Simone Isola)

 

Pupi Avati ha girato diversi sue pellicole nel ferrarese. «Thomas e… gli indemoniati è stato girato completamente a Ferrara e le riprese hanno avuto inizio all’interno del Teatro Comunale. Gran parte delle riprese sono state poi effettuate all’interno della Chiesa di Santa Maria della Consolazione, sconsacrata e utilizzata in passato come Lazzaretto. L’interno era stato trasformato in maniera da offrire un’atmosfera allucinante. E ciò non era dovuto alle nuove arcate e ai muri scrostati, un tempo asilo di lebbrosi e di ammalati di colera, ma perché per tutta la navata, interposta a scala, centinaia di Pierrot erano allineati in un’evanescente parata. Brandelli di veli penzolavano poi come corpi di impiccati. Altre riprese sono state realizzate lungo la linea ferroviaria Ferrara-Copparo, in un convoglio che nella vicenda cinematografica porta gli attori nella città dove faranno l’ultima rappresentazione». (Paolo Micalizzi)

 

«Pupi Avati, anni 32, conferma in questo secondo film di possedere un talento insolito, indirizzato a celebrare i fasti della magia con pittoresche risorse visionarie. Per non cadere nel peccato della chiarezza il film racconta il tutto con tinte assurde e surreali, sull’orlo del più grottesco non sense, con figure bislacche. […] Al di là di molte derivazioni felliniane, l ‘opera di Avati è condotta come fiaba arguta: certamente meno carica e organizzata di significati drammatici di quanto l’autore vorrebbe, ma ricca di spunti ansiosi e di fervore scenografico». (Giovanni Grazzini)

Il regista

Giuseppe Avati, detto Pupi, nasce a Bologna il 3 novembre del 1938 ed è fratello del produttore Antonio Avati. In gioventù, appassionato di musica jazz, si unisce alla Doctor Dixie Jazz Band, suonando il clarinetto accanto a un giovanissimo Lucio Dalla. Nel 1968, dopo una nutrita educazione cinefila che lo porta a prediligere i film horror, Avati si mette dietro la macchina da presa per girare il gotico e surreale Balsamus, l’uomo di Satana con Giovanni Cavina e Mariangela Melato. Cinque anni dopo dirige La mazurca del barone, della santa e del fico fiorone, una pellicola d’influenza felliniana, interpretata da Cavina e Ugo Tognazzi. In veste di sceneggiatore collabora alle stesure de Il bacio di Mario Lanfranchi (1974) e Salò e le 120 giornate di Sodoma di Pier Paolo Pasolini (1975). Nel 1976 realizza una delle sue pellicole più famose, l’horror La casa delle finestre che ridono, girato nel ferrarese, in cui troviamo di nuovo Cavina, il suo attore feticcio. Negli anni Novanta gira diversi film importanti tra cui Magnificat (1993), Il testimone delle sposo (1998), in cui recitano Diego Abatantuono e l’esordiente Ines Sastre; negli anni Duemila dirige I cavalieri che fecero l’impresa (2001), film in costume tratto da un suo romanzo omonimo, di influenza cavalleresca, scritto con Franco Cardini; Il cuore altrove (2003), Ma quando arrivano le ragazze (2005), film autobiografico e La cena per farli conoscere (2007). Nel 2010 gira Il figlio più piccolo, con Laura Morante, Luca Zingaretti e Christin De Sica, mentre nel 2011 esce la commedia Il cuore grande delle ragazze, interpretata da Micaela Ramazzotti e Cesare Cremonini.

Note

«Ferrara è una città che sembra fatta apposta per i miei film. Una città antica, per molti aspetti ancora intatta, ma soprattutto misteriosa, magica. Per uno che arriva da fuori quello della città avvolta nella nebbia autunnale è davvero un spettacolo che sa di stregoneria» (Pupi Avati)

Ente Responsabile

  • Assessorato alla Cultura e al Turismo, Comune di Ferrara

Autore

  • Doris Cardinali
  • Matteo Bianchi