Casa di Princivalle Ariosti
Questa dimora fu cara al Poeta poiché qui visse e morì il suo amico più caro, Pandolfo di Malatesta, tra il 1500 e il 1507.
Il più caro amico di Ariosto
Erano gli anni in cui Ludovico fuggiva spesso dagli studi di legge per dedicarsi a una vita più licenziosa e divertirsi con gli amici. Tra questi proprio Pandolfo, considerato uno dei più cari tra i suoi congiunti la cui perdita sconvolse a tal punto l’animo del Poeta da portarlo a scrivere di desiderare d’esser liberato da una vita diventata per lui insostenibile.
Quel, la cui dolce compagnia nutrire
Solea i miei studi, e stimulando inanzi
con dolce emulazion solea ire,
il mio parente, amico, fratello, anzi
l’anima mia, non mezza non, ma intiera,
senza ch’alcuna parte mene avanzi,
morì, Pandolfo, poco dopo: ahfera
scossa ch’avessi allor, stirpe Ariosta,
di ch’egli un ramo, e forse il più bello, era!
In tanto onor, vivendo, t’avria posta,
ch’altra a quel né in Ferrara né in Bologna,
onde hai l’antiqua origine, s’accosta.
Se la virtù dà onor, come vergogna
Il vizio, si potea sperar da lui
Tutto l’onor che buono animo agogna.
(Sat. VI, 217-231)
La storia
In questo caseggiato si trasferirono nel XV secolo, staccandosi dalla casa madre di via Voltacasotto i discendenti di un ramo laterale a quello del poeta, quello di Giacomo detto “il Barba”. Qui vi dimorarono Princivalle e i suoi figli, Francesco detto «il Pellegrino» e Malatesta che si occupavano di lettere. Figlio di Malatesta era Pandolfo, amico più caro di Ludovico Ariosto che in questa casa morì intorno al 1500 e il 1507, come appare riportato dall’epigrafe sulla lapide apposta dall’associazione Ferrariae Decus su una delle facciate del caseggiato. Questo si presenta come una tipica casa ferrarese della prima metà del XV secolo riportata alla originaria bellezza grazie ad un valido lavoro di restauro.
Di nota sono le finestre gotiche del piano superiore, quelle ad archivolti in basso e il portale con l’archivolto fregiato di terrecotte che termina poggiando su pulvini in marmo decorati con scudetti angolari raffiguranti lo stemma della famiglia Ariosti. Il “palato” dai suoi tre pali d’argento in campo azzurro è raffigurato anche nella targa posta sopra il portale.
Bibliografia
- Luigi Napoleone Cittadella, Appunti intorno agli Ariosti di Ferrara, Tipografia Sociale Ambrosini, Ferrara 1874
- Gianna Pazzi, Ferrara antica e Ferrara d'oggi (1000-1927), Lunghini & Bianchini, Firenze 1929
- Renzo Renzi (a cura di), Ferrara, il Po, la Cattedrale, la Corte dalle origini al 1598, edizioni Alfa, Bologna 1969
- Virgilio Ferrari, Le case degli Ariosti in Ferrara, in Raffaele Belvederi, Arturo Malagù, Virgilio Ferrari, Ferrara e l'Ariosto. La Ferrariae Decus nel Vcentenario della nascita del poeta, SATE, Ferrara 1974, pp. 43-78
- Antonio Panizzi, Alessandro Marcigliano, La vita di Ariosto, Atti della Deputazione Provinciale Ferrarese di Storia Patria, SATE, Ferrara 1988
Fototeca
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Ente Responsabile
- Assessorato alla Cultura e al Turismo, Comune di Ferrara
Autore
- Stefania De Vincentis