Osteria "Al Brindisi"
L'originaria “ostaria del Gorgadello”, l’odierna osteria al Brindisi, era di proprietà del Chiuchiolin, e ancora oggi rappresenta un luogo cardine della vita privata goliardica e godereccia dell’Ariosto.
A detta dell'Ariosto
La vita privata del giovane Ludovico, quando esulava da lezioni e studi, scorreva in un clima di esuberanza e goliardia all’interno delle osterie ferraresi, luoghi di balli, risse, beffe e mascherate. I personaggi incontrati in queste scorribande, diventavano i protagonisti della scena teatrale ferrarese e prestavano i nomi alla satira animando la sceneggiatura delle sue Commedie. Tra questi spicca il Chiuchiolin, detto “il Chiù”, padrone dell’osteria del Gorgadello che si ritrova nelle Satire:
et a messer Moschin pur dia la caccia,
al fra Gualengo et a’compagni loro,
che metton carestia ne la vernaccia;
che fuor di casa, o in Gorgadello o al Moro
mangian grossi piccioni e capon grassi,
come egli in cella, fuor del refettoro.
(Sat. II, 64-69)
come nella commedia la Lena:
FLAVIO: Il malanno che Dio te dia, che compari
gli occhi d’animal bruto a lumi angelici!
CORBOLO: Gli occhi di Cuchiulin più confarebbonsi,
di Sabbatino, Mariano e simili,
quando di Gorgadello ubriachi escono.
(Lena, Atto I, sc. I, 62-66)
Alla corte di Ercole I
Il Duca d’Este amava organizzare fastosi banchetti accerchiandosi, della compagnia dei più famosi mangiatori e migliori beoni del ducato perché col loro abbuffarsi riuscissero a stimolare il suo annoiato appetito. In questo serraglio di buffoni, crapuloni, gavazzatori e buontemponi, faceva corona uno stuolo di cortigiani estensi fra i quali spiccano due personaggi citati dall’Ariosto nelle sue Satire: messer Moschino e fra Gualengo. Moschino, soprannome dovuto al suo carattere bisbetico e iracondo, era lui pure in realtà un cortigiano e il suo vero nome era Antonio Magnanino. Divenne intimo di Ariosto proprio negli anni in cui il Poeta aveva preso servizio presso la corte estense dopo averlo già frequentato negli anni universitari quando il Moschino prendeva animosa parte alle cause studentesche.
La sua fama proverbiale di ubriacone lo rendeva tra i più assidui frequentatori dell’osteria del Gorgadello tanto che, ucciso nel 1496 da quattro pugnalate infertegli in Piazza dal conte Bressanin atrocemente ingiuriato, l’Ariosto gli tributò vita immortale nel suo Poema:
Getta da’ merli Andropo e Moschino
giù ne la fossa: il primo e sacerdote,
non odora il secondo altro che l’vino,
e le bigonce a un sorso n’ha già vuote.
Come veneno e sangue viperino
l’acque fuggia quanto fuggir si puote:
or quivi muore; e quel che più l’annoia,
è ‘l sentir che ne l’acqua se muoia.
(O.F. XIV, 124)
A detta del Bentivoglio
La taverna del Gorgadello trova spazio anche nell’opera di un altro letterato del tempo, Ercole Bentivoglio (1507-1573) che nelle sue Satire (1540) allude agli avventori dell’osteria i quali, per aver i denari da spendere in vino, spesso contraevano forti debiti con gli usurai.
Li quai per trangugiar Don Berrardino
Spesso all’hebreo portan il gaban sul braccio
Compagno in Gorgadel il Chiucchiolino
Presso gli estensi era copioso il consumo del vino che, soprattutto in occasioni di particolari felici ricorrenze, veniva distribuito alla cittadinanza in grande quantità. Si ricordano in particolar modo il vino di Codigoro e quello di Comacchio: "Per altri eventi lieti, le fontane addirittura, buttavano…vino invece che acqua!" (Pazzi 1929, 186-187).
L'etimologia
Vale la pena riportare alcune notizie sulla via del Gorgadello a partire dall’etimologia del nome: “Il nome di Gorgadello deriva dai depositi d’acqua o gorghi che si formarono sia nella città che fuori di essa, prima che costruissero le docce (1425). Le gorne di latta per lo scolo dell’acqua pluviale dai tetti si applicarono nel 1473. Le acque piovane infatti scorrevano dapprima sopra le vie pubbliche fino a certi fossi o canali detti scorsuri. Circa a metà di via Gorgadello si apriva una piazzetta detta il Cortilazzo, la quale fu adibita cimitero quando si smise di seppellire nel sagrato del Duomo” (Melchiorri 1918).
Bibliografia
- Gianna Pazzi, Ferrara antica e Ferrara d'oggi (1000-1927), Lunghini & Bianchini, Firenze 1929
- Renzo Renzi (a cura di), Ferrara, il Po, la Cattedrale, la Corte dalle origini al 1598, edizioni Alfa, Bologna 1969
- Antonio Frizzi, Memorie per la storia di Ferrara, Francesco Pomatelli, Ferrara 1971
- Antonio Panizzi, Alessandro Marcigliano, La vita di Ariosto, Atti della Deputazione Provinciale Ferrarese di Storia Patria, SATE, Ferrara 1988
- Laura Carlotti e Classe IIIB (a cura di), A me piace habitar la mia contrada: passeggiate letterarie per le vie di Ferrara alla ricerca di Ludovico Ariosto, Quaderni del Liceo Classico "L. Ariosto", Ferrara 2003
- Girolamo Melchiorri, Nomenclatura ed etimologia delle piazze e delle strade di Ferrara, 2G Editrice, Ferrara 2009
Sitografia
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Ente Responsabile
- Assessorato alla Cultura e al Turismo, Comune di Ferrara
Autore
- Stefania De Vincentis