Scheda: Soggetto - Tipo: Persona

Giorgio Bassani (Bologna, 1916 - Roma, 2000)

Giorgio Bassani nel Parco del delta del Po, 1972. Foto Archivio Paolo Ravenna. © Archivio Paolo Ravenna

Lo scrittore e poeta Giorgio Bassani è una delle personalità che ha reso Ferrara celebre nel mondo.


Nascita: 04 Marzo 1916

Morte: 13 Aprile 2000

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  • sportivo | insegnante | antifascista | poeta | scrittore

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  • Ferrara ebraica

1. Cronologia

1916, 4 marzo: nascita
1928-1934: frequenta il Liceo classico “Ludovico Ariosto”
1934: si iscrive a Lettere all’Ateneo di Bologna
1939: si laurea con una tesi su Niccolò Tommaseo 
1943: arrestato in maggio, rilasciato il 26 luglio
1943, 4 agosto: sposa Valeria Sinigallia
1948: diviene redattore di "Botteghe Oscure"
1955: fonda l’associazione Italia Nostra
1956: vince il Premio Strega per Cinque storie ferraresi
1958: pubblica Gli occhiali d’oro
1962: Il giardino dei Finzi-Contini
1972: esce L’odore del fieno, raccolta di vari scritti
1973: Dentro le mura (revisione delle Cinque storie ferraresi)
1980: versione definitiva de Il romanzo di Ferrara
2000, 13 aprile: morte
2000, 17 aprile: seppellito nel cimitero ebraico di via delle Vigne

2. L'infanzia e l'adolescenza

Giorgio Bassani nasce a Bologna il 4 marzo 1916 da Angelo Enrico Bassani (1885-1948), medico che non ha mai esercitato, e Dora Minerbi (1893-1987), che aveva studiato canto. I Bassani provengono dalla borghesia benestante ferrarese. Giorgio Bassani trascorre l’infanzia e l’adolescenza a Ferrara, nella casa di via Cisterna del Follo 11, con i genitori, il fratello Paolo Bassani, la sorella Jenny Bassani e i nonni. Frequenta il Liceo classico “Ludovico Ariosto” dal 1928 al 1934, allievo del professor Francesco Viviani che viene sospeso dall’insegnamento nel 1936 per motivi politici. Gli anni del Liceo gli ispirano il romanzo Dietro la porta (1964). In quegli anni pratica il tennis al Circolo “Marfisa d’Este” in via Saffi, insieme a Lanfranco Caretti (1915-1995) e Michelangelo Antonioni (1912-2007).

3. Le leggi razziali e l’arresto

Nel 1934 si iscrive a Lettere all’ateneo di Bologna, dove si reca in treno per seguire i corsi. Nel 1937 viene allontanato dalla Biblioteca Ariostea in quanto ebreo; nel Partito d’Azione dal 1937 al 1943, si dedica all’attivismo antifascista. Nel 1938 frequenta il caffè letterario delle “Giubbe rosse” a Firenze. Nel 1939 si laurea con una tesi su Niccolò Tommaseo (1802-1874) con Carlo Calcaterra (1884-1952) quindi inizia ad insegnare al Liceo Ariosto, ma a causa delle leggi razziali, deve continuare l’attività didattica nella scuola israelitica di via Vignatagliata 79. Si deve a Giorgio Bassani e a Pasquale Colagrande (procuratore del re) la preparazione dell’incontro, per il marzo 1943, con il generale Cadorna, comandante della divisione Ariete di stanza a Ferrara, nel tentativo di coinvolgere l’esercito per rovesciare il regime. Ma il militare Cadorna ha giurato fedeltà al re, quindi se ne fa nulla. Nel 1943 l’OVRA, la polizia segreta fascista, scopre “l’esistenza di una vasta e pericolosa organizzazione antifascista cui aderiscono elementi vari [...]; nel ferrarese esponenti principali del movimento sono il Dr. Bassani Giorgio, ebreo, originariamente di principi liberali, l’insegnante elementare Costa Alda di idee socialiste”. (Pieri-Mascaretti 2008, p. 137)

4. L’arresto, l’abbandono di Ferrara e la vita romana

Arrestato nel maggio 1943, esce dal carcere di via Piangipane il 26 luglio. Durante la permanenza in carcere scrive frequentemente ai suoi famigliari: le lettere sono riunite in Di là dal cuore, raccolta pubblicata nel 1984. Il 4 agosto 1943 sposa Valeria Sinigallia, ebrea, che gli darà i figli Paola Bassani ed Enrico Bassani. Decide di lasciare Ferrara prima per Firenze, poi per Roma, dove vivrà il resto della sua vita. Il 15 novembre 1943, poche settimane dopo la sua partenza, i suoi amici antifascisti ed ebrei vengono fucilati dai fascisti al muretto del Castello. Nel 1948 diviene redattore di "Botteghe Oscure", la rivista letteraria fondata e pubblicata dalla principessa Caetani, dando visibilità a promettenti autori internazionali. Collabora nel cinema come sceneggiatore, doppiatore, attore; diviene amico di Pier Paolo Pasolini (1922-1975). Nel 1955 fonda l’associazione Italia Nostra, di cui sarà presidente nel 1965. Nel 1956 vince il Premio Strega per Cinque storie ferraresi, che include i racconti Lida Mantovani, La passeggiata prima di cena, Una lapide in via Mazzini, Gli ultimi anni di Clelia Trotti e Una notte del ’43 (quest’ultimo reso cinematograficamente da Florestano Vancini nel 1960 con il titolo La lunga notte del ’43). Nello stesso anno è consulente editoriale alla casa editrice Feltrinelli e ne sarà anche direttore editoriale fino al 1963. Nel 1958 pubblica Gli occhiali d’oro (da cui è tratto il film omonimo di Giuliano Montaldo del 1987).

5. Il successo de Il giardino dei Finzi-Contini, la revisione delle opere e l’ultimo periodo

Il più grande successo editoriale di Giorgio Bassani è Il giardino dei Finzi-Contini, romanzo sul mondo della borghesia ebraica ferrarese negli anni delle leggi razziali, con cui vince il Premio di Viareggio per il 1962. L’airone è del 1968 e l’anno dopo gli assicura il Premio Campiello; nel 1970 è al cinema la versione de Il giardino dei Finzi-Contini di Vittorio De Sica, criticata da Bassani. Nel 1972 esce L’odore del fieno, raccolta di vari scritti; nel 1973 Dentro le mura (revisione delle Cinque storie ferraresi). La versione definitiva de Il romanzo di Ferrara, in cui raccoglie tutti i romanzi e racconti sulla città (Dentro le mura, Gli occhiali d’oro, Il giardino dei Finzi-Contini, Dietro la porta, L’airone, L’odore del fieno), è del 1980 per Mondadori. Nel 1992 l'Università di Ferrara gli conferisce la Laurea honoris causa in Scienze naturali; l'anno successivo la Biblioteca Ariostea organizza un convegno in suo onore a titolo di "simbolico risarcimento" per l'allontanamento del 1938. Giorgio Bassani muore il 13 aprile 2000 a Roma; il 17 viene sepolto nel cimitero ebraico di Ferrara, onorato con un monumento realizzato da Piero Sartogo e Arnaldo Pomodoro.

6. L'eredità

A Ferrara gli sono dedicati la Biblioteca comunale del Barco, a nord della città (antica tenuta di caccia estense) e il Parco urbano; a Codigoro, la Biblioteca comunale che ospita la “Fondazione Giorgio Bassani” con parte della biblioteca privata dell’autore.

7. Testimonianze

Testimonianza da un’intervista ad Alberta Levi Temin, con ricordi di Paolo Ravenna

[Alberta Levi Temin] “...racconta che dopo il ’38, costretta ad abbandonare l’idea di iscriversi all’università, grazie al diploma magistrale iniziò a lavorare come maestra elementare nella scuola ebraica di via Vignatagliata, adattata ad accogliere i giovani ferraresi che, in quanto ebrei, erano stati costretti ad abbandonare le aule dove avevano sempre studiato fianco a fianco con coetanei di altra religione. [...] Accanto ad Alberta a svolgere la funzione di insegnante c’erano anche Matilde Bassani e Giorgio Bassani, quest’ultimo impegnato con i ragazzi del liceo, ma erano così pochi (tre, di fatto, compresa la sorella di lui Jenny) che le lezioni si svolgevano più spesso a casa sua in via Cisterna del Follo. [...] Si tenevano iniziative nella scuola ebraica che facessero sentire più allegri i bambini. Qui i ricordi si intrecciano con quelli dell’avvocato Paolo Ravenna [...] [il quale] ci ha raccontato che nel 1942 si decise di rappresentare una commedia di Sergio Tofano, con Bonaventura, ma era una recita diversa da quella scolastica, perché si svolgeva in un ambiente carico di tensione: all’esterno si controllava cosa si faceva all’interno. Matilde e Giorgio Bassani volevano che i bambini si sentissero liberi; Giorgio faceva un po’ il regista, aveva dato le parti. Al momento della rappresentazione, nel teatrino allestito nella palestra della scuola, Giorgio fece in modo che ci fossero anche non ebrei e Attilia Bonfiglioli fece le uniche fotografie esistenti della scuola. L’avvocato Ravenna è uno degli allievi di Giorgio Bassani; ricorda ancora le lezioni nella casa di Cisterna del Follo; ricorda che si poteva passare dalla letteratura alla pittura quasi insensibilmente, per la capacità del maestro di gestire le varie espressioni artistiche come fossero strettamente unite. [...] Alberta Levi e Giorgio Bassani, oltre a essere colleghi, si frequentavano fin dall’infanzia [...] In particolare la Levi ricorda con un sorriso la volta in cui Bassani, che aveva tre anni più di lei e aveva già conseguito la laurea in Lettere, le diede una lezione di dizione, in occasione di un concorso a cui era stata indirizzata dal suo professore delle scuole magistrali Claudio Varese [...] Bassani le insegnò a recitare una poesia di Aldo Palazzeschi, La fontana malata, spiegandole come far sentire agli altri quella fontana con tutti i suoi clof, clop, clock, cloffete, cloppete, clocchete. Ogni spruzzo, ogni goccia, adagio adagio”. (Castaldi - Palma, 2005, pp. 46-48)

“Miei cari, scusate se vi scrivo solo due righe, in fretta: ma ho scritto ora a Valeria, e il tempo m’è trascorso, e adesso bisogna consegnare la posta. Sto bene, sono calmo e tranquillo. Il cibo che mi mandate m’ha restituito energia e benessere. E grazie anche alla Jenny, perché sarà lei, immagino, che mi porta la roba tutte le mattine. Vi dirò poi che le seppie di ieri erano miracolose. Ma chi diavolo ha insegnato alla fucina famigliare un manicaretto così squisito? Certo è che m’han fatto venire in mente il mare, il sole del mare, il salso del mare. E non erano, per il povero galeotto, le nostalgie più facilmente superabili che lo potessero assalire. Mandatemi un altro pezzo di sapone, mi raccomando. Fino ad ora son riuscito a mantenermi passabilmente pulito. Ma le pulci, ahimè! Le sento passeggiare tra i peli delle gambe, e non c’è pericolo che mi succeda di catturarne nessuna. Però mordono con riguardo e dolcezza, da gente del mestiere. E si fan sopportare”. (Lettere dal carcere, maggio-luglio 1943, in Bassani. Racconti, diari, cronache. 1935-1956, p. 264)


“Cara mamma, ho ricevuto le tue lettere, che m’hanno fatto molto piacere. Sento anche da Valeria che ti stai rimettendo in forze, e questo è il più bel regalo che tu mi possa fare. Grazie per le squisite pietanze che mi mandi. Tutto è perfetto e la tua mano maestra si sente dovunque. In questi giorni ho riletto Guerra e Pace, e chissà perché pensavo spesso a te, voltando pagina. Certo, qualcosa di te circola nelle scene famigliari di quel gran libro. Eppoi il modo che ha Tolstoj di mettere in ridicolo quel suo tetro Napoleone è un po’ il tuo, popolare ed entusiasta, quello che dà tanto sui nervi al papà, che mira invece all’obiettività storica. Insomma sei una gran donna, e hai un monte di qualità. E non è un po’ colpa tua se mi sono deciso a voler bene a Valeria? Parla qualche volta di me alla Lulù, citandomi insieme col ‘tupìn’ per darle emozioni più profonde. Ieri sera, pensando alla Lulù, ridevo forte, da solo, come un mentecatto. Quanta innocenza e bontà in lei e in Totò. Salutami anche Totò, se lo vedi…”. (Lettere dal carcere, maggio-luglio 1943, in Bassani. Racconti, diari, cronache. 1935-1956, p. 269)

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Ente Responsabile

  • Istituto di Storia Contemporanea di Ferrara

Autore

  • Edoardo Moretti
  • Sharon Reichel