Via Scandiana
Via del centro storico, che si sviluppa dall’incrocio con via Madama, via Borgo di Sotto e via Borgovado, sino all’incrocio con via Formignana e via Carlo Caneva.
Denominazione e cenni storici
Sebbene l’attuale denominazione della via non lo riveli, come avveniva invece per la denominazione originaria, si trova qui la delizia più famosa degli Estensi: Palazzo Schifanoia.
Come ben ricorda Girolamo Melchiorri «a Palazzo Schifanoia nacquero principi della casa d’Este; qui si celebrarono matrimoni, feste, banchetti e danze; e vi presero stanza ambasciatori e principi, cardinali e vescovi» (G. Melchiorri, Nomenclatura ed etimologia delle piazze e delle strade di Ferrara e Ampliamenti all’opera di Gerolamo Melchiorri, a cura di C. Bassi, 2G Editrice, Ferrara 2009, p. 140). Oggi musealizzato, è possibile visitarlo al civico n. 23.
Contribuisce a delineare questa via anche il fianco destro della Basilica di Santa Maria in Vado, oggetto di un importante restauro nel 2000, e, poco più avanti, la chiesa soppressa di S. Vito, cui è annesso l’ex monastero agostiniano sorto nel 1256, soppresso nel 1909 e successivamente convertito in caserma militare.
Nella letteratura
In questa via Giorgio Bassani sembra situare la casa del suo alter ego letterario, Bruno Lattes, protagonista di Dietro la porta. Non pare fuori luogo ricordare che via Scandiana è parallela a via Cisterna del follo, dove, al civico n.1, si trova realmente quella che è stata la casa di famiglia dello scrittore, con la quale la dimora di Bruno Lattes mostra corrispondenze.
In effetti nella scena che rivela l’ubicazione vi è una certa indefinitezza: il protagonista è in movimento, lo scrittore si sofferma su via Scandiana e immediatamente Bruno Lattes suona al portone. La vicinanza tra via Scandiana e via Cisterna del follo è tale che il cammino potrebbe essere proseguito; tuttavia, volendosi attenere a quanto esplicitato nel romanzo, non vi è specificazione in merito.
Testimonianze
«Eravamo quasi arrivati. Uscimmo da via Madama in piazza Santa Maria in Vado, e svoltammo giù per la Scandiana. Cos’era quella specie di argine laggiù in fondo? – mi chiedeva Pulga, mentre continuavamo a camminare –. E intanto accennava col braccio alzato alla proda sfumata di nebbia del Montagnone, contro la quale sembrava che via Scandiana andasse a finire.
Mi fermai davanti al portone di casa, premetti il campanello, e mi voltai per spiegargli che cos’era il Montagnone! Ma lui badava già ad altro.
“Accidenti!”, esclamò, serio. “È un palazzo!”
Si spostò fino al centro della strada sempre guardando in su.
“È tutto vostro?”
“Sì”.
“Chissà quante stanze!”
“Eh, parecchie… Fra il primo piano e il secondo saranno una cinquantina”.
“E le occupate tutte voi?”
“Ma no. Noi occupiamo soltanto quelle del secondo piano. Al primo ci stanno degli inquilini”.
“Dunque: tu e la tua famiglia vivete in una ventina di stanze”.
“Più o meno”.
“Ma quanti siete?”
“In cinque. Il papà, la mamma, e tre fratelli: cioè io, mio fratello Ernesto, e mia sorella Fanny.”
“Venti stanze! Immagino la spesa per scaldarle. E gli inquilini?”
In quel momento il chiavistello del portone scattò. Alzai gli occhi. Mia madre stava affacciata alla finestra.»
(G. Bassani, Dietro la porta, in Opere, Il romanzo di Ferrara, Mondadori 2001, p. 613s.)
«Da bambino, quando la mamma, con Ernesto in braccio (Fanny non era ancora nata), mi conduceva sul Montagnone, e lei si sedeva nell’erba del vasto piazzale di fronte a via Scandiana dall’alto del quale si poteva scorgere il tetto di casa nostra appena distinguibile nel mare di tetti attorno alla gran mole della chiesa di Santa Maria in Vado, non era senza molto timore, ricordo, che andavo a sporgermi dal parapetto delimitante il piazzale dalla parte della campagna, e guardavo giù, nel baratro profondo trenta metri.»
(G. Bassani, Il giardino dei Finzi-Contini, in Opere, Il romanzo di Ferrara, Mondadori 2001, p.357)
«Anticamente il tratto che da via Madama va alla via Campo Sabbionario, il quale, costeggiando la Basilica di S. Maria del Vado, segna un largo senza case, si denominava “piazza di Schivanoia”; e il tratto che da Campo Sabbionario va ai rampari suddetti, si chiamava “via di Formignana”. Fu detta piazza e via di Schivanoia o Schifanoia, dal palazzo Estense di tal nome […]. La via fu poi denominata “Strada di via Scandiana” perché il palazzo di Schifanoia, quando lo possedeva Marfisa d’Este, fu dato in locazione a Giulio Tieni, conte di Scandiano, che vi dimorò dal 1582 al 1590; la breve permanenza bastò a far mutare, con vera leggerezza, la denominazione storica di Schifanoia […].
(G. Melchiorri, Nomenclatura ed etimologia delle piazze e delle strade di Ferrara e Ampliamenti all’opera di Gerolamo Melchiorri, a cura di C. Bassi, 2G Editrice, Ferrara 2009, p. 139s.)
Bibliografia
- Luciano Chiappini, Gli Estensi. Mille anni di storia, Corbo, Ferrara 2001
- Giorgio Bassani, Dietro la porta in Opere, Il romanzo di Ferrara, Mondadori 2001
- Giorgio Bassani, Il giardino dei Finzi Contini, Mondadori, Milano 2001
- Melchiorri, Gerolamo, Bassi, Carlo, Nomenclatura ed etimologia delle piazze e strade di Ferrara. Ampliamenti all'opera di Gerolamo Melchiorri, 2G, Ferrara 2009
Luoghi correlati
Itinerari correlati
Ente Responsabile
- Assessorato alla Cultura e al Turismo, Comune di Ferrara
Autore
- Barbara Pizzo